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Pensate alla vostra città. In ogni angolo risuonano voci e rumori. È la vostra terra. Ne conoscete quasi per istinto il respiro. Ecco, provate ora a immaginare il silenzio. La vostra città, i suoi vicoli, le sue piazze senza più parole, senza più la sua gente. Vuota. Silenziosa. Il vostro mondo diventa altro. Lentamente si spoglia di voi. E voi di lui. Altri se ne appropriano. Altri prendono il vostro posto.

Sembra impossibile, oggi. Ma sessant'anni fa, questo è accaduto: a Capodistria, a Rovigno, a Buie, a Pola, a Fiume a Zara. Una lenta ma inesorabile emorragia. Come in un trasloco dell'anima.

Il libro racconta il dramma vissuto dagli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia con il passaggio di queste terre alla Jugoslavia alla fine dell'ultima guerra. L'opera si compone come un mosaico. Ogni racconto, un tassello diverso nel dramma di un popolo accomunato dalla stessa sorte e dalla stessa accusa: "Fascisti!".

Tutti i 'Rimasti', in quanto italiani, vengono guardati con sospetto e, spesso, mandati a morire nei campi di concentramento jugoslavi. Per gli 'Esuli', nell'Italia del dopoguerra, l'accusa è, paradossalmente, la stessa: "fascisti" in fuga dal paradiso socialista. Ma c'è anche chi scelse di restare sposando il progetto di Tito e chi partì appositamente dall'Italia per costruire il Comunismo. Un'odissea umana prima ancora che politica, finita con la fuga e il disincanto per gli ideali traditi.

Scopo del libro è riscoprire una pagina di storia italiana dimenticata o raccontata solo attraverso gli opportunismi della politica. Il testo va ben oltre le foibe, simbolo di una vicenda assai più complessa. La voce dei protagonisti ci spinge a comprendere le opposte ragioni che portarono un popolo con lingua, usi e tradizioni comuni a dividersi. Un popolo oggi riunito solo nel ricordo di ciò che non esiste più.

Postfazione di

Gianfranco Fini

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